E' stato un mercato estivo lungo, intenso e anche ricco, necessariamente ricco, quello dell'Avellino. Necessariamente perché dopo quella famosa conferenza stampa post Foggia D'Agostino aveva preannunciato un repulisti generale, e così è stato, confermando la sua ferma volontà di voltare pagina e che non si trattava solo di uno sfogo momentaneo a caldo. Al ds Enzo De Vito la patata bollente di 17 calciatori da piazzare (alla fine 14 sono stati ceduti o liberati, 3 sono rimasti sul groppone, fuori lista) ma anche il merito di aver preso 16 nuovi calciatori, tutti col chiaro intento di sostituire, se non migliorare, la rosa dei partenti. Impresa non facile.

Partiamo però da un assunto: la rosa che l'anno scorso è uscita ai playoff contro il Foggia non era sicuramente una rosa scarsa, anzi. Era formata da elementi di spessore e di qualità, e lo dimostra il fatto che molti sono andati a giocare in squadre di categoria superiore o comunque antagoniste dell'Avellino nella rincorsa alla B. Ma la scelta societaria è stata più di principio che tecnica: liberarsi di pesanti ingaggi e contratti lunghi e onerosi, per sposare la via della sostenibilità, del risparmio e della valorizzazione dei giovani. Peccato perché per migliorare una squadra avrebbe bisogno, come accade in tutte le piazze, di programmazione, di ripartire da una base solida solo da puntellare anno dopo anno, mentre quest'anno si è deciso di ripartire ancora una volta da zero, una nuova scommessa perché non sai mai come si comporterà una squadra nuova, se sarà completa in ogni reparto, se si creerà l'alchimia giusta tra i calciatori.

Da qui la delusione di parte della tifoseria, acuita dal silenzio che ha accompagnato le ultime ore di calciomercato. Dopo l'ingaggio di Gambale, che ha numericamente sostituito il partente Maniero, è esplosa la delusione: era necessario privarsi di Maniero, un calciatore che ha comunque carriera e numeri dalla sua, per prendere un giovane sì di speranze, 12 gol al suo primo campionato di C, ma pur sempre una scommessa, in cerca di conferme tra i professionisti? E' vero che la storia di De Vito è piena di giocatori semisconosciuti diventati poi titolari in serie A, ma una squadra che ambisce al salto di categoria almeno in attacco qualcosa deve investire, per avere la certezze dei gol, quelli che ti fanno vincere le partite, e la scorsa stagione insegna qualcosa.

Questo il mood fino alle 19.30, quando a mezz'ora dalla fine del mercato è arrivata la notizia dell'ingaggio di Trotta al posto del partente Bernardotto, in predicato di restare in biancoverde anche in questa sessione di mercato. Ma anche l'annuncio di Trotta, praticamente ufficioso visto che trattandosi di svincolato può essere ufficializzato anche nei prossimi giorni, non ha soddisfatto la tifoseria. Perché si tratta di un'altra scommessa, di un attaccante che sicuramente ha fatto bene ad Avellino tanto da effettuare il salto al Sassuolo in A, ma che poi ha attraversato un momento difficile e una carriera in discesa, fino a ritrovarsi tra gli svincolati di questo mercato. Insomma un'altra scommessa che va ad aggiungersi a quelle di Murano, rimasto nella speranza che sovverta la scorsa deludente stagione, e Gambale, come sopra detto. E poi perché sa di ripiego, dopo che già Gambale è apparso come tale, preso per sostituire un Maniero che doveva essere ceduto a tutti i costi. Ma era necessario aspettare gli ultimi giorni, le ultime ore di mercato, per prendere un attaccante svincolato? Assolutamente no, ecco perché l'Avellino è andato su Trotta, solo perché non ha trovato quei profili da squadre di A e B che pensava di trovare in chiusura di mercato.

A nostro modesto parere, però, il mercato dell'Avellino non è così negativo come potrebbe sembrare. E' vero che lo strascico della delusione di un attacco rimasto privo di un bomber di razza fino all'ultimo e che non si è concluso con l'ingaggio di un profilo di A o B (come era nelle intenzioni iniziali) non si è placato in pochi minuti con un attaccante che negli ultimi anni ha segnato col contagocce (6 reti lo scorso anno con la Triestina), ma se guardiamo la rosa messa a disposizione di Taurino non è così male come la si vuol dipingere. Marcone e Pane sono due buoni portieri, in difesa è stato preso un ottimo prospetto come Moretti e ci sono compagni esperti come Aya, Illanes, interessanti come Zanandrea, Auriletto. A centrocampo Dall'Oglio, Casarini e Franco hanno aggiunto tanta qualità e soluzioni sui calci piazzati, variabile da non sottovalutare. Sugli esterni la velocità di Tito, Rizzo, Ricciardi, Micovschi; in attacco l'imprevedibilità di Di Gaudio, Kanoute, Guadagni può creare soluzioni inattese in area di rigore o azioni da gol per attaccanti d'area come Murano o Trotta. Nel complesso, per il 3-4-3 di Taurino, è una squadra che può sorprendere. Probabilmente non parte in prima griglia come Catanzaro, Crotone o Pescara, ma neanche così indietro come qualche disfattista vuol far credere.

Mancava solo un bomber per completare un buon organico e renderlo competitivo, non si è andati oltre Gambale e Trotta, siamo d'accordo, ma aspettiamo di vedere sul campo se la squadra saprà comunque esprimersi bene e far risultato. Ora è il momento di compattarsi e tifare, i processi si potranno, giustamente, fare dopo i primi risultati.

Sezione: Copertina / Data: Ven 02 settembre 2022 alle 08:00
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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