Nell’estate del 1980 il calcio italiano è scosso dallo scandalo del calcio scommesse che ha travolto numerose squadre, tra cui la Lazio e il Milan che vengono retrocesse d’ufficio in Serie B. Anche dal punto di vista dei risultati il nostro calcio manca di risultati importanti in Coppa dei Campioni dalla stagione 68/69, quando a vincere fu il Milan di Rivera. E’ arrivato il momento di aprire le frontiere e di accogliere in Italia i campioni (o presunti tali) stranieri per provare ad impreziosire le rose italiane, che dal fallimento ai Mondiali in Inghilterra del 1966 prevedevano solo calciatori nati nel nostro Paese.
A fare la spesa all’estero ci sono sia le grandi squadre come la Roma e la Juventus, che acquistano Falcao e Brady, sia le squadre provinciali come la Pistoiese e il Bologna, che acquistano due “storiche meteore” come Luis Silvio ed Eneas. C’è anche l’Avellino del vulcanico patron Sibilia, che dovrà affrontare la stagione di Serie A con ben 5 punti di penalizzazione sempre a causa della vicenda “Calcioscommesse”. A quel tempo non c’erano i siti di scommesse e si giocava solo al totocalcio, ma impazzavano già gli esperti con i pareri calcistici più disparati e certamente la salvezza dell’Avellino non aveva il favore dei pronostici. Sibilia si impegna a provare a comprare il campione straniero da mostrare al pubblico del Partenio, e per questo si affida alle conoscenze del proprio tecnico Vinicio, appena arrivato dopo le importanti esperienze alla Lazio ed al Napoli.
La scelta ricade su un giovane attaccante brasiliano, nato nel settore giovanile del Santos ed “espatriato” in Messico a causa dei problemi economici del club carioca: Juary Jorge dos Santos Filho, detto semplicemente Juary. Nato il 16 giugno del 1959, Juary ha un fisico di certo non possente, essendo alto 168 per un peso di 64 chili al momento dell’acquisto della squadra irpina. Si narra ad Avellino che il patron Sibilia, all’incontro con il giocatore appena arrivato in Italia insieme al suo “sponsor” Vinicio, si è mostrato perplesso dal fisico del calciatore brasiliano, dicendo che lui voleva un attaccante capace di tenere la squadra in Serie A, evidentemente tradito dal fisico del brasiliano. Per lui si spese anche Josè Altafini che, commentando il suo arrivo in Italia, disse che, nonostante la statura, Juary era capace di gesti tecnici imprevedibili, che fosse capace di seminare il panico in ogni difesa che incontrasse ed indicò una particolarità: l’esultanza con una samba intorno alla bandierina.
Ma dove nasce questa esultanza? Juary racconta che nacque in un derby “paulista” tra Santos e San Paolo, dove Juary promise ai propri tifosi un’esultanza speciale: dopo la prima, delle tre reti segnate dal brasiliano, Juary corse verso la bandierina ed inizio a girarci intorno a passo di danza. Pubblico in visibilio e Juary che non lascerà più questo tipo di esultanza in tutta la sua carriera. Danza messa in mostra al Partenio alla gara d’esordio in Coppa Italia contro il Catania il 31 agosto del 1980 ed amore subito scoccato con la tifoseria bianco verde.
L’inizio del folletto brasiliano è devastante e dopo undici partite l’Avellino ha recuperato il gap da scontare in classifica e Juary si trova in classifica cannonieri alla spalle solo di mostri sacri dell’area di rigore come Pruzzo, Altobelli e Graziani. Rimarrà nella memoria di tutti i tifosi biancoverdi la grande partita che Juary regalò in occasione della gara interna contro l’Ascoli, segnando una rete e procurandosi un rigore, il 23 novembre del 1980: in serata un terremoto sconvolse l’Irpinia e l’Italia tutta, segnando in maniera importante anche la squadra. Juary si rese protagonista anche di un episodio molto discusso: infatti nell’ottobre del 1980 accompagnò il presidente Sibilia ad un'udienza che vedeva coinvolto Raffaele Cutolo, capo della Nuova Camorra Organizzata, porgendo in dono al boss una medaglia con tanto di dedica.
Il peggio però per Juary arriva a gennaio del 1980 dove in uno scontro con Bordon, portiere dell’Inter, si infortuna al ginocchio e dopo un breve periodo di recupero, si rompe menisco e legamenti, facendo chiudere la sua stagione in bianco verde con 12 presenze e 5 gol che comunque aiutano la squadra a salvarsi.
L’anno successivo Juary rientra nel precampionato ma alla prima di campionato contro la Roma nuovo stop: esce dal campo tra le lacrime ma si scoprirà che sarà solo una forte slogatura che comunque gli farà saltare due mesi e mezzo di stagione. Al rientro però Juary è devastante: gol al Cesena, gol importante nella storica vittoria contro il Milan, gol vittoria contro Como e Roma. L’apoteosi il 14 marzo del 1982: Avellino-Napoli. Juary firma una doppietta che stende gli azzurri e Juary inizia ad essere un uomo mercato per tutta la nostra Serie A. Sibilia dichiarerà: “l’ho comprato per settecento milioni, adesso vale almeno quattro miliardi”. Juary chiude la sua parentesi ad Avellino con 34 presenze e 13 reti.
I miliardi incassati però saranno solo due e a versarli sarà l’Inter, che però non aveva Juary nei suoi progetti: voleva girarlo al Cesena per prendere Schachner. Il trasferimento in Romagna salta ma Juary non si ambienta in nerazzurro e dopo due anni vola in Portogallo per giocare con i Dragoes del Porto, dove toccherà l’apice della sua carriera: gol del 2-1 in finale di Coppa Campioni contro il Bayern Monaco.
Chiusa la carriera in patria, Juary tenterà anche la carriera di allenatore, allenando le giovanili di Avellino, Napoli, Porto ed anche due squadre dilettantistiche (Aversa Normanna e Sestri Levante). Ospite e commentatore di varie trasmissioni televisive, Juary continua ad essere legato ad Avellino ed è coordinatore dell’ASD Bellizzi Irpino.
Juary, un diamante nero che ha saputo infiammare e fare innamorare tutta Avelino.
Tullio Imperatrice
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
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