L'ex tecnico dell'Avellino, Massimo Rastelli ha parlato a Radio Punto Nuovo: "Ho sempre seguito con grande attenzione le mie ex squadre, soprattutto l'Avellino, dove sia da calciatore che da allenatore ho ricevuto tante soddisfazioni. È un campionato difficilissimo, perché vince solo la prima direttamente. Abbiamo visto anche il Bari, al terzo tentativo è riuscito ad andare in B, ma con grande fatica negli anni precedenti. Per la griglia dei play-off il secondo posto è sempre il miglior risultato perché hai il vantaggio di poter lavorare e programmare in quel periodo. Inoltre hai una posizione che ti permette di gestire determinati risultati.
L'Avellino dovrà vincere le ultime due gare per consolidare minimo il terzo posto e sperare di guadagnare la seconda piazza, magari in virtù di qualche passo falso delle avversarie. Sarà importante arrivarci con la giusta mentalità, fisionomia, mentalità. Questo ti permette di affrontare i play-off con consapevolezza e in base alla forza gestire le gare.
Il mio incontro con Enzo De Vito? Una semplice cena dopo anni per rivedere una persona con cui ho condiviso tanto e ci siamo tolti soddisfazioni. È stato un tuffo nel passato dove da lì è partita la mia carriera calcistica con il Solofra nell'88. Ho sentito anche il dovere di andare e onorare chi con tanti sacrifici ha creato una bella struttura per lo sport a Solofra.
Gautieri? È arrivato all'Avellino da un paio di mesi, sta cercando di incidere comunque e dare la propria filosofia di gioco, la sua mentalità per raggiungere determinati risultati. Questo può essere la chiave per arrivare nel miglior modo possibile agli scontri diretti che saranno tutt'altra cosa perché quando ci sono i play-off tutto si azzera e i veri valori verranno fuori. Non è detto che l'Avellino ci arrivi nel migliore dei modi, quindi si dovrà annullare quello che in questo momento è un handicap, quello di non aver ancora vinto contro le cosiddette grandi del girone. Cambi tattici in corsa? Si può fare, un allenatore deve avere la capacità di capire e anche il coraggio di provare a forzare l'inerzia di alcune situazioni.
L'allenatore ha il polso della squadra, vede i giocatori tutti i giorni in allenamento e quindi nel momento in cui nota come capitò a me nell'anno della vittoria della C che la squadra non riesce ad esprimersi nelle sue potenzialità decisi di cambiare e passare dal 4-4-2 al 4-3-1-2 chiedendo grande sacrificio con De Angelis attaccante puro a fare il trequartista e facendo giocare più insieme Biancolino e Castaldo. In quel modo avevamo una forza d'urto impressionante per la categoria. Con il sacrificio di tutti mantenemmo l'equilibrio e la squadra fece quello che ha fatto. Si può fare, un allenatore sa se ha le giuste caratteristiche all'interno di un gruppo. Perché poi il sistema di gioco lo fanno le caratteristiche dei giocatori. Penso ci siano per fare il 4-3-3 in questo Avellino, vedendo i nomi dell'organico. Può darsi che non ci siano delle alternative in corsa e questo può frenare. Sono scelte che può fare l'allenatore che prenderà la miglior decisione possibile per tornare in Serie B.
Il mio futuro? Come tutti gli allenatori aspetto una chiamata dove ci sia la possibilità di lavorare bene e soprattutto che ci siano progetti ambiziosi. Ci sono delle piazze dove c'è poco da valutare la categoria se il progetto è ambizioso. A tutti piacerebbe allenare in Serie A o in B con squadre costruite per vincere. Ma ci sono dei momenti in cui uno deve essere bravo a fare le scelte giuste in base anche alle richieste che ha. D'Agostino che io sappia è una persona seria, ambiziosa. Non a caso ha preso l'Avellino, perché chi prende l'Avellino non può pensare di vivacchiare. È una piazza che non te lo permette. Quindi credo che quando l'ha acquistato l'ha fatto per portarlo in categorie più consone come la Serie B".
L'Avellino dovrà vincere le ultime due gare per consolidare minimo il terzo posto e sperare di guadagnare la seconda piazza, magari in virtù di qualche passo falso delle avversarie. Sarà importante arrivarci con la giusta mentalità, fisionomia, mentalità. Questo ti permette di affrontare i play-off con consapevolezza e in base alla forza gestire le gare.
Il mio incontro con Enzo De Vito? Una semplice cena dopo anni per rivedere una persona con cui ho condiviso tanto e ci siamo tolti soddisfazioni. È stato un tuffo nel passato dove da lì è partita la mia carriera calcistica con il Solofra nell'88. Ho sentito anche il dovere di andare e onorare chi con tanti sacrifici ha creato una bella struttura per lo sport a Solofra.
Gautieri? È arrivato all'Avellino da un paio di mesi, sta cercando di incidere comunque e dare la propria filosofia di gioco, la sua mentalità per raggiungere determinati risultati. Questo può essere la chiave per arrivare nel miglior modo possibile agli scontri diretti che saranno tutt'altra cosa perché quando ci sono i play-off tutto si azzera e i veri valori verranno fuori. Non è detto che l'Avellino ci arrivi nel migliore dei modi, quindi si dovrà annullare quello che in questo momento è un handicap, quello di non aver ancora vinto contro le cosiddette grandi del girone. Cambi tattici in corsa? Si può fare, un allenatore deve avere la capacità di capire e anche il coraggio di provare a forzare l'inerzia di alcune situazioni.
L'allenatore ha il polso della squadra, vede i giocatori tutti i giorni in allenamento e quindi nel momento in cui nota come capitò a me nell'anno della vittoria della C che la squadra non riesce ad esprimersi nelle sue potenzialità decisi di cambiare e passare dal 4-4-2 al 4-3-1-2 chiedendo grande sacrificio con De Angelis attaccante puro a fare il trequartista e facendo giocare più insieme Biancolino e Castaldo. In quel modo avevamo una forza d'urto impressionante per la categoria. Con il sacrificio di tutti mantenemmo l'equilibrio e la squadra fece quello che ha fatto. Si può fare, un allenatore sa se ha le giuste caratteristiche all'interno di un gruppo. Perché poi il sistema di gioco lo fanno le caratteristiche dei giocatori. Penso ci siano per fare il 4-3-3 in questo Avellino, vedendo i nomi dell'organico. Può darsi che non ci siano delle alternative in corsa e questo può frenare. Sono scelte che può fare l'allenatore che prenderà la miglior decisione possibile per tornare in Serie B.
Il mio futuro? Come tutti gli allenatori aspetto una chiamata dove ci sia la possibilità di lavorare bene e soprattutto che ci siano progetti ambiziosi. Ci sono delle piazze dove c'è poco da valutare la categoria se il progetto è ambizioso. A tutti piacerebbe allenare in Serie A o in B con squadre costruite per vincere. Ma ci sono dei momenti in cui uno deve essere bravo a fare le scelte giuste in base anche alle richieste che ha. D'Agostino che io sappia è una persona seria, ambiziosa. Non a caso ha preso l'Avellino, perché chi prende l'Avellino non può pensare di vivacchiare. È una piazza che non te lo permette. Quindi credo che quando l'ha acquistato l'ha fatto per portarlo in categorie più consone come la Serie B".
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