Stefano Tacconi, ex leggenda dell'Avellino, ha presentato all'Hotel de la Ville il libro "L"arte di parare". L'ex portiere ha trattato diversi temi, tra cui la salvezza del 1980-81 con il terremoto e il -5.

Queste le sue parole: "il terremoto? È stata chiaramente la peggiore esperienza della mia vita. Poi c'è stata la malattia. Mi sono sempre rialzato da cose più semplici, ma sono riuscito a rialzarmi anche questa volta. Boniperti mi diceva di contare sempre fino a 10, contavo fino a 2, ora forse conto più di 10 nella mia vita. Devo stare molto più attento. Ho cambiato il mio carattere e vedo la vita in modo diverso. Penso di più alla famiglia. È stata una lezione importante e mi sono riavvicinato alla famiglia. L'affetto di Avellino? Con il popolo avellinese ho vissuto la cosa più brutta. Il 23 novembre 1980 arrivò il terremoto che ha cambiato la vita degli avellinesi e ci rese come squadra ancora più vicini alla tifoseria. C'era anche il -5 di penalizzazione. Ci fu un'unione fantastica e ottenemmo una salvezza strepitosa. Quella stagione resterà nella leggenda"".

Una riflessione sul calcio moderno: "Oggi c'è meno spettacolo e meno umanità. Il calcio di oggi? Lo vedo peggiorato per lo spettacolo, ma anche sul piano umano. C'era molta più unione. Ora sono in albergo costantemente. I tifosi fanno chilometri per seguirli. Non c'è più l'umanità. Siamo la storia? Ho avuto un rapporto particolare con Avellino e questo discorso vale anche per Juary. C'era un bellissimo gruppo. Il campionato era a 16 squadre e nel mio primo anno iniziammo con il -5. Abbiamo ottenuto la salvezza tutti insieme dallo spogliatoio alla città e la provincia. In quegli anni abbiamo sfiorato anche la zona UEFA, mancata davvero per poco". 

"La gente di Avellino ha reagito sempre nel modo migliore"

"Propositi per il 2025? "Auguro naturalmente il ritorno in Serie B. È anche l'ora tenendo conto dell'impegno della proprietà. Stanno spendendo tanto in questi anni senza il vero risultato. C'è tanta passione in città e seguo tutto tramite i social con tifosi e tanti amici. L'affetto è stata la miglior medicina in questi mesi. Tanti amici mi sono stati vicino. Totò Schillaci, Gianluca Vialli, che ricordo sempre, mi sono stati vicini. Il ristorante? È la mia passione e nessuno mi fermerà. Lo farò. Un ricordo? La prima giornata della stagione 1981/1982. Andiamo in ritiro per Roma-Avellino e mi arriva la notizia che mi hanno rubato la macchina. Chiamo il commendatore Sibilia per sapere se poteva fare qualcosa. Dopo due giorni arrivò e mi disse 'Stefano, purtroppo l'hanno imbarcata'. Ce ne sono tante da dire, ma la gente d'Irpinia ha reagito sempre con forza ed è la cosa più importante".

Sezione: Ex biancoverdi / Data: Dom 29 dicembre 2024 alle 09:00
Autore: Marco Costanza
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